mercoledì 18 marzo 2009

CENTO CONTRO CINQUE







Ciò che voglio fare ora è molto difficile. Devo rimanere concentrato.
Uccidere Matt, in mezzo a questa baraonda, con 100 creature che danno addosso a te e ai tuoi compagni, con te che devi ammazzarne 20 di loro, impiegherà astuzia.
Malediazione al diavolo, se ripenso a come è iniziata questa faccenda, mi vien voglia di spararmi in testa.
Sono Frank Tastle, e assieme a Fru-Fru Man, al samurai Musashi, a Wolfang il Barbaro Cimmero e al Killer Matt stò combattendo contro un esercito di 100 unità, costituito da: 20 elfi, 20 cinesi, 20 non morti, 20 poliziotti swat e 20 mafiosi, quiggiù nel Gan Canyon.
Ma ciò che io davvero voglio è uccidere Matt, il killer. Perchè io faccio questo.

E' tutta colpa dei dannati supereroi se ora sono qui. Colpa loro e di Matt. Che se non stava pure lui, col cavolo che li seguivo fin qui. Che quello è capace di sparire per sempre dalla faccia della terra, dopo questa gazarra, e chi lo stana più quel bastardo poi?
Pareva una cosa come tante: a New York era arrivato un nuovo Killer, Matt, e lavorava per la mafia. Ha un nome, è il killer più pericoloso a cui l'FBI dà la caccia.
Io, naturalmente, voglio ucciderlo. La morte è l'unica cosa che lui e quelli come lui si meritano.
Quelli come lui... E' a causa loro se sono morti... mia moglie, mio figlio, mia figlia...
in un assolato giorno d'estate, a Central Park...
Proiettili impazziti volarono quel giorno, attraverso i nostri cuori. Scagliati dalla spazzatura dell'umanità per altra spazzatura. E non gli importava nulla degli estranei in mezzo. L'inferno si aprì quel giorno, e si prese la mia vita.
Adesso io prendo la sua.
Perchè l'unica cosa che criminali e maniaci si meritano è la morte.
Ed io gliela dò.
Alla gente come Matt.

Avevo scovato il suo nascondiglio, un capannone in periferia, e ci scagliai contro un bazooka. Il fuoco che salì verso il cielo per un secondo mi riportò con la mente al Vietnam. Naturalmente ucciderlo non fu così semplice, altrimenti a cosa si doveva la sua fama. Balzò fuori dal capannone con un borsone pieno degli atrezzi del mestiere e si nascose dietro una pietra. Aveva visto che il colpo di bazooka era partito dai cespugli e cominciò a mitragliarli. L'avevo previsto: prima che cominciasse a sparare, appena lo vidi nascondersi dietro al masso, mi spostai e mi misi dietro a un muretto. Gli puntai contro il fucile, sotto al mitra ho quel bazooka in miniatura che risponde al nome di A 207 e mi preparai a farlo esplodere con quello. Però lui fece una cosa che non mi aspettavo: prese un razzo luminoso e lo lanciò in cielo. La luce purpurea illuminò la scena. Io, come un principiante, mi feci distrarre e alzai la testa e lui deve avermi visto, perchè mi lanciò contro un missile.
Anche lui aveva l'A 207 sotto il mitra. Bene atrezzato, e sapeva come usare i suoi strumenti.
Per fortuna me ne accorsi in tempo e mi levai da lì, giusto in tempo per non morire. Il contraccolpo mi scagliò lontano, non mi sentii più il fucile fra le mani e per un istante tutto fu buio. Solo per un istante. Riaprii gli occhi senza ricordare cosa stessi facendo lì e chiedendomi perchè il mondo si era sdoppiato. Furono le mie orecchie a connettermi, quando sentii un sei Frank Tastle, vero? Preparati a morire seguito dal rumore di un mitra che veniva ricaricato. Vidi il mio di mitra un metro più in là. Appena Matt premette il griletto, mi girai sul terreno raggiungendo il mitra, con le pallotttole che mi volavano attorno. Appena lo presi lo caricai e lo puntai contro di lui: adesso anche lui stava correndo tallonato dai proiettili. Si nascose dietro un albero e risprese a sparare. Anche io mi nascosi dietro un albero e tirai fuori la pistola. Gli puntai addosso il mitra, ma lui mi precedette e sparò colpendo la mia arma e distruggendola. Prima che mi annientasse la testa sparai con la pistola e il suo mitra volò. Io mi avvicinai a lui correndo con la pistola puntata, Matt mi lanciò contro un coltello che mi fece cadere la pistola e mi si scaraventò contro brandendo un machete. Cercò di spaccarmi la testa con un fendente, ma io gli bloccai entrambe le mani e gli calciai lo scroto. Lo prese con una mano, mentre io mi impadronivo del machete, ma lui mi prese la caviglia con l'altra mano e io caddi per terra perdendo l' arma. Lui mi saltò addosso, ma riuscii a scagliarlo lontano calciandolo al petto con ambo le gambe. Ci alzammo e ci fissammo per poi ingaggiare un corpo a corpo.
Era bravo. Conosceva il karate e il Judo. Ma conosceva solo quelli. Lo atterai e mi preparai a spezzargli il collo, quando qualcosa di lungo e fatto di legno mi colpì in volto.
Era Musashi.

Quel supereroe di quart'ordine. Ti pareva che non dovesse venire a rompermi la uova nel paniere?
Spunta fuori che Matt gli serve. Il mondo è in pericolo, dice.
I Compagni della Giustizia hanno scoperto che l'organizzazione terroristica Piovra stà facendo chissàcosa e che Matt, avendo lavorato per loro, sa cosa bolle in pentola e tutte la frescacce del caso.Lì Matt cercò di decapitare Musashi con il machete, ma quello riuscì a fermarlo e, ingaggiato un combattimento, cercò di farlo "ragionare". Ci riuscì, ne posso dire quel che voglio, ma non è stupido.
E nemmeno io.

Vidi la pistaola vicino ai miei piedi. Avrei potuto uccidere Matt mentre era concentrato sul combattimento. Ma, come ho detto, non sono stupido. Musashi sarà pure uno sparacazzate, ma sa quello che dice: se la terra era davvero in pericolo, un mucchio di persone innocenti sarebbero morte.
D'altro canto però non potevo lasciare andare via quel killer così: appena aiutato i supereroi avrebbe fatto perdere le sue tracce e non l'avrei più trovato.
Offrii allora a Musashi e alla sua compagnia di spostati il mio aiuto.
Ed eccomi qui.

Non vi dirò in che consisteva il folle piano di Don Scar (il capo della Piovra, non ve l'avevo detto?), non vi interesserebbe. Vi dico che aveva messo su un esercito abbastanza diversificato per tipologia di elementi (capito perchè stiamo combattemdo contro stì tizi, mò?) e che i Compagni della Giustizia stanno pensando a Don Scar e al grosso dell'esercito nel suo quartier generale in Gemania. Ma qualcuno deve pur pensare al congegno che gli permette di tenere insieme un esercito del genere. Quello lo distuggo io, disse Matt. Capii al volo che una volta distrutto l'affare sarebbe sparito.
Per fortuna decisero di mandarci non solo lui, ma tutta una squadra.E per fortuna ne faccio parte. Visto che a guardia c'erano cento balordi, siamo in cinque: venti ciascuno. Troppo facile, si rischia che ci rammoliamo. Ma tanto io ho un extra: uccidere Matt.
Non avrò altre occasioni. Certo, finita la storia non servirà più e potrei ucciderlo allora, ma i supereroi non me lo permetteranno. Devo ucciderlo ora nel bel mezzo della battaglia. Tutti crederanno che sia caduta combattendo e tutto filerà via liscio, pulito. Vivranno tutti felici e contenti.

Ed eccomi qui, nel mezzo della mischia. I miei venti mafiosi sono tutti dei maledetti figli di puttana, marci fino all'osso, forti e duri. Dei valenti avversari. E anche i venti degli altri non scherzano. Ben presto sparare e scagliare frecce si rivela inutile e optiamo per un corpo a corpo. Tiro fuori il coltello e mi getto nella mischia. Mi attaccano da davanti, da dietro e dai lati (qualcuno pure sopra e sotto), giocano sporco e mordono. Ma io attacco da tutte le parti, gioco lurido, sbrano e artiglio.
Matt ha i suoi swat a cui pensare. Sono tutti corrotti, per questo non mi oppongo al fatto che li uccida. Col machete decapita teste e spezza spine dorsali.
Pure Musashi ci sa fare: venti cinesi, tutti a lanciare shuriken, tutti armati di lance e dardi velenosi, con catene e sahi. E lui riesce a tenergli testa e a tramotrtirne due secondo dopo secondo con solo la sua katana.
Avevo delle riserve su quella checca di Fru-Fru Man, ma mi devo ricredere. Gli elfi sono avversari tostissimi, e lui ne ammazza uno al minuto con armi incredibili. Talvolta vedo terrore negli occhi degli elfi: capiscono che quel tipo mira a scoparsene uno.
Wolfang, il barbaro cimmero, si dà da fare con la sua spada: ha il difficile compito di ammazzare dei non morti. E' molto abile a squartarli e a dividerli in 53. Li riduce in cellule e ha così tanto sangue addosso che non si capisce bene quale sia il suo colore di pelle.
Non divaghiamo.
Devo pensare a Matt.

Uno dei fucili swat, mi serve, così non penseranno che sono stato io.
Ora che nessuno fa caso a me.
Un picciotto mi tiene le braccia avvinghiate attorno al collo e un altro mi viene incontro con un pugnale. Mi piego in avanti e scaglio il tipo dietro di me contro l'altro, ne prendo il coltello e li ammazzo. Già che sono piegato, prendo un fucile swat da terra.
Avviene tutto molto velocemente.
Individuo Matt. Ha ucciso quasi tutti gli swat, quindi ha fatto il suo dovere.Mi dà le spalle. Mi Inginocchio, punto il fucile e ho la sua nuca nel mirino. Sparo e colpisco.
Il proiettile prende il retro del collo di Matt e lo attraversa uscendo dall'altra parte.
Lascio il fucile, mi alzo e mi giro mollando un pugno a un mafioso che mi voleva prendere alle spalle.
La battaglia finisce poco dopo. Agli swat rimasti ci pensiamo noialtri.

Matt stà per terra, supino, moribondo. E' ancora coscente, sa che stà per morire. Lo capiamo dallo sguardo, non può parlare, è stato colpito alla gola. E' in agonia.
E' bellissimo. Lo sguardo nei suoi occhi, il terrore, il dolore, la paura, la consapevolezza che dopo c'è solo l'inferno. ..
Siamo concordi nel dire che è caduto in battaglia, ma nello sguardo di Fru-Fru c'è qualcosa che non va. Ha caputo tutto.
Tremo: questi qui non me la faranno passare liscia.
Però non dice niente.
Wolfang si offre di dare a Matt il colpo di grazia, per non farlo soffrire, era un valido guerriero, eccetera.
Solleva la sua lancia e trafigge il cuore.
Matt muore.
Finalmente.

Fru-Fru Man mi prende da parte prima di partire.Mi chiede perchè l'ho fatto e un motivo per il quale non dovrebbe parlare.
Taglio corto dicendo che conosco un posto a New York dove ci sono un sacco di elfi cattivi che meritano di morire e gli dico che se fa il bravo lo porto con me. Gli occhi gli si illuminano, all'altezza del bacino vedo un rigonfiamento che solleva la sua tunica.
Tace e ce ne torniamo tutti a casa.

E' stata un'avventura proficua.

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